Ispica e il suo romanzo Profumo: Luigi Capuana.
In cima alla roccia che scendeva a picco, si scorgevano,
illuminati dal sole, i campanili, le cupole delle chiese, le facciate bianche e
i tetti scuri di un gruppo di case affacciate proprio all’orlo del precipizio e
quasi minaccianti di buttarsi giù. Marzallo o Ispica che sia, Luigi Capuana ne
rimase pur sempre incantato. Lui allora sindaco di Mineo, giunse a Ispica nel
1881, per stipulare una convenzione con la famiglia Gennaro a cui affidò il
feudo Marza dopo la spartizione del patrimonio degli Statella, marchesi delle
Fiandre che ressero il feudo sino al 1812. Ne colse il
Profumo d’un paese orientale dal duplice volto: quello rupestre, incastonato nella rupe della rocca del
Fortilitium, dove, a ogni svoltata, enormi grotte
trogloditiche spalancavano le nere bocche e larghe spire di fumo scappavano
come da fucine giganti; quello barocco, disposto a scacchiera sull’altopiano Calandra
dove la bianchezza delle case liberty contrastava col rossiccio delle rupi e il
verde degli alberi e delle macchie. Santa Maria Maggiore, opera di Rosario
Gagliardi, celebra i grandi maestri del barocco Siciliano nei suoi e negli affreschi. Il suo Cristo alla Colonna
avanza ogni Giovedì Santo accompagnato dal rullo dei tamburi e dalle torce dei
fazzoletti rossi e Appresso in lunghe file, chierici e preti, in cappa nera,
con la torcia in una mano, il pollice dell’altra agganciato alla borchia
d’argento della cappa. La chiesa dell’Annunziata spia da lontano, un po’ invidiosa, la processione, aspettando, trepidante, l'indomani per veder sfilare i
pretori romani a cavallo accanto al suo Cristo alla Croce. E intanto la stessa folla si
apre variopinta e rumorosa le cui lamentazioni a canto fermo si confondono
con lo strusciare della stoffa di seta delle bandiere sbattute dal vento. (Luigi Capuana, "Profumo")